Dossier

Dall'archivio de "l'idea" la travagliata vicenda del Centro per Neurolesi e motulesi di Ceglie Messapica (Brindisi)

L’Inail vuole utilizzare la struttura di Ceglie ma la Regione offre il Tanzarella di Ostuni

Guerra di campanile sul Neurolesi

 

(Da "l'idea" dell'Ottobre 1995)

di Mino De Masi

Dopo quasi un quarto di secolo, 45 miliardi e una ventina di campagne elettorali, il Centro neuromotulesi (nella foto) potrebbe vedere finalmente la luce. Potrebbe, ma non è certo. L’antica speranza dei cegliesi di veder realizzata la struttura avviata dal sen. Perrino è quanto mai legata a strategie politiche che, agli antipodi di quanto la combinazione lessicale potrebbe far intendere, sono infarcite di invidie, dispetti, campanilismi e, perché no, interessi elettorali e finanziari. Altro che prima repubblica, qui siamo ancora all’età dei Comuni, alle dispute tra Guelfi e Ghibellini, si tendono tranelli di contea mentre a Roma si preparano le guerre stellari. Un fatto comunque è certo: il Neurolesi continua a seguire una strada maledettamente politica, e la sua complanare è quella che da Ceglie porta a Ostuni, dalle parti dell’ospedale Tanzarella. Lì si sono organizzati per non perdere la ghiotta occasione offerta dal presidente dell’Inail, il cegliese Pietro Magno, che intervenendo a valanga al congresso organizzato dall’on. Enzo Epifani sul futuro del centro riabilitativo ha, forse incosapevolmente, acceso una pericolosa miccia all’interno di Alleanza nazionale. Eh sì, perché proprio An e il Polo del Centro-destra sono arbitri dell’apertura del Neurolesi targato Bari o Inail, poichè gli eventuali accordi o si fanno a livello centrale o non si fanno. Il Comune al momento è solo uno spettatore privilegiato quanto ininfluente, appare fuorviante e intempestivo il fuoco di fila aperto sul sindaco Mita che, alla riunione con altri suoi colleghi della provincia di Brindisi, si è dichiarato favorevole alla linea sanitaria indicata a Ceglie dall’assessore regionale Michele Saccomanno: "Non cambieremo indirizzo d’uso e anzi vedremo di arricchire il Centro con le riabilitazioni cardiologica e pneumologica" aveva scandito più volte con aria sorniona l’esordiente titolare alla Sanità, intervenuto presso la Sala Consiliare alla riunione del 23 settembre. Già allora lo scetticismo consigliava cautela, suggerita pure dalla sfida lanciata dalla proposta epocale di Pietro Magno: "Quell’ospedale datelo a noi, e in pochi mesi ne faremo un Centro internazionale all’avanguardia nel campo della riabilitazione".

E’ l’apoteosi. Ma come, la Cenerentola Ceglie invitata al Gran ballo? La Sala Consiliare trasformata in un Parlamento? Il massimo rappresentate del ricco istituto per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro che si materializza nel sua pur natìa Ceglie? No, qui c’è sotto qualcosa. E poi, ci si schiera col sogno o con la realtà? Preferiamo pensar male che, come diceva un certo cardinal Rossi, si fa peccato ma spesso ci si azzecca. E infatti passano alcuni giorni e nulla succede, passano pure le idi di ottobre in attesa di una rivoluzione che non ci sarà; anzi accade che da Bari Saccomanno spedisce una lettera al presidente Magno in cui, col solito protocollese, chiede all’Inail di avanzare delle proposte, invitando i vertici dell’istituto a tener conto delle potenzialità del Tanzarella. Sulle prime quella missiva appare un temporeggiamento piuttosto ingenuo, prontamente scartata da Pietro Magno che con i giornalisti non esita a giudicare l’iniziativa dell’assessore pugliese "un discorso ozioso", definendo il Tanzarella "una struttura in stato di fatiscenza". Ma improvvisamente, dopo una ascoltazione in Senato alla commissione di inchiesta sugli ospedali incompiuti, riprende vigore l’ipotesi di acquisizione dell’ospedale ostunese, al punto che alla fine di ottobre sbarcherà nella "città bianca" l’ingegner Smilov, il tecnico austriaco inventore delle protesi mioelettriche, autentici miracoli della medicina ingegneristica. Una soluzione, però, che a Ceglie è subito passata come "un altro scippo".

Il Centro Neurolesi ha messo in luce una disfida sull’asse Ceglie-Ostuni in quanto le risorse finanziarie dirottabili sul costruendo ospedale comprometterebbero le sorti del Tanzarella, ex sanatorio praticamente chiuso da due anni. Una disputa tutta interna ad An, che tocca da vicino le nervose competenze territoriali dell’ostunese sen. Pino Specchia (tre legislature a Palazzo Madama) e dell’on. Enzo Epifani, dei quali fino a qualche tempo fa l’assessore Saccomanno era il loro segretario provinciale di partito.

 

Pronti 300 posti di lavoro, assicura il presidente dell’Inail

Magno: "La mia proposta valida fino a ottobre"

(Da "l'idea" dell'Ottobre 1995)

(mdm) - Defilato, un po’ pirandelliano, poggiato su un tavolo accostato per far posto alla gente, sembrava uno dei tanti curiosi accorsi a vedere l’ultimo atto di questo benedetto Centro Neurolesi e motulesi. Poi accade quello che i francesi chiamano coup de théâtre, il colpo di scena. Quello sconosciuto spettatore è semplicemente il presidente nazionale dell’Inail, Pietro Magno, origine cegliese, docente di Diritto del lavoro all’Università di Pescara. Invitato al tavolo blasonato della presidenza da Enzo Epifani perde giusto un paio di secondi per i convenevoli di rito passando decisamente al motivo della sua discesa a Ceglie. "Chiediamo alla Regione Puglia di affidarci, affittarci o venderci il Neurolesi per farne un Centro di riabilitazione e produzione di protesi". L’annuncio-sfida di Magno, liberatorio e avvicente, diventa la Magna Charta di quel che sarà l’anonima struttura che troneggia lungo la provinciale per S. Vito ed è contemporaneamente una dichiarazione di intenti sul futuro di Ceglie e un banco di prova della tenuta dei nostri rappresentanti politici a livello centrale e regionale.

Presidente Magno, la Regione Puglia non è apparsa molto contenta della sua proposta.

"Loro facciano le valutazione che ritengono opportune, noi abbiamo fatto un’offerta alla quale chiedo una risposta entro ottobre".

Altrimenti?

"Altrimenti saremo costretti ad optare per altre soluzioni. Il nostro centro-madre di Vigorso di Budrio non ce la fa a soddisfare le richieste che giungono da tutto il mondo, quindi abbiamo la necessità di aprire nuove sedi: una al Nord e potrebbe essere a Como, una al Centro e specificamente a Roma, quindi una sede al Sud per guardare al bacino del Mediterraneo e ai paesi Arabi. Quella di Ceglie ci sembra una sede adeguata, ma premono pure interessanti offerte calabrese e campano-lucane, senza dimenticare il Tanzarella di Ostuni".

Però la regione Puglia sostiene di voler di completare il Neurolesi.

"E la cosa non può che farmi piacere, ma la nostra proposta è sempre lì sul tavolo. E inoltre noi, come già stiamo facendo per la sede di Roma, saremmo in grado di aprire in pochi mesi, sempre che la struttura cegliese abbia i requisiti".

Perché, non ce li ha?

"Quello di Ceglie è sicuramente un complesso molto bello e da quanto ho potuto vedere sembra assolutamente adatto ai nostri scopi, del resto è stato costruito per il recupero di neurolesi e motulesi. Però è necessario che il complesso sia visitato dai nostri tecnici per un parere professionale definitivo, e per far questo c’è bisogno del consenso della Regione Puglia. Noi abbiamo a Vigorso di Budrio, vicino a Bologna, una struttura nota in tutto il mondo per le protesi miolettriche che produciamo, da noi vengono a imparare giapponesi e americani. Recentemente abbiamo guadagnato l’attenzione internazionale perché abbiamo ridato la gioia di giocare ai bimbi bosniaci".

E se sbarcherete a Ceglie vi porterete vostro personale, il vostro know how?

"Solo in parte. Noi dell’Inail assumeremmo sul posto il personale da impiegare: medici, infermieri, biologi, fisioterapisti, ingegneri, amministrativi. Alcuni di loro li invieremmo per un certo periodo a Vigorso di Budrio per un corso di qualificazione, per imparare le nostre tecniche".

E quante sarebbero le assunzioni?

"Almeno 200, forse 300 persone, naturalmente tutte a carico dell’Inail. Credo che la nostra sia una buona proposta per noi e per l’economia della zona, senza parlare dell’indotto".

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Dopo l’ultimo burrascoso incontro Sardelli e Dipietrangelo “affidano” la soluzione a Distaso. Il presidente della Regione Distaso: “Ora la trattativa la gestisco io”

Neurolesi eppur si muove

 

(Da "l'idea" del Dicembre 1995)

di Mino De Masi

"Adesso questa faccenda dell’ospedale Neurolesi la voglio gestire io". Con un decisionismo già sperimentato durante la scelta degli assessori, il presidente della Regione Puglia Salvatore Distaso surroga il titolare della Sanità Saccomanno e decide di condurre in prima persona l’analisi conoscitiva circa le sorti dell’ospedale cegliese e delle nuove frontiere che l’Inail promette di aprirgli. A convincere Distaso sull’opportunità di disancorare il Neurolesi dalle secche politico-burocratiche sono stati due caprigruppo antagonisti ma alleati per l’occasione: il pidiessino Carmine Dipietrangelo e Luciano Sardelli di Forza Italia, quest’ultimo in aperto disaccordo con la condotta di Saccomanno che, secondo il tam-tam di Via Capruzzi, inizia a diventare scomodo anche al suo partito (An). Subito dopo il burrascoso incontro cegliese tra Saccomanno e il presidente dell’Inail, avvenuto il 25 novembre scorso nella reception del Neurolesi, Luciano Sardelli si è attivato per richiamare l’attenzione di Distaso, invocando un suo decisivo intervento, aiutato su questa linea dalla martellante azione di Massimo Ostilio, capogruppo regionale del Ccd e anche lui originario di Ceglie, e dalla convincente competenza di William Uzzi, l’ortopedico tarantino per otto anni in servizio al Rizzoli di Bologna e gran tifoso del Centro Inail di Vigorso di Budrio, la qualificata struttura riabilitativa che Magno vuol clonare a Ceglie. "Ho finalmente visto qualcuno disposto a prendere in considerazione le nostre ipotesi" sottolinea il presidente dell’Inail, che il 5 dicembre ha avuto a Bari un primo incontro con Distaso, con il presidente e il vice della commissione Sanità, con Sardelli, Dipietrangelo e la senatrice Maria Celeste Nardini di Rifondazione. Insomma nella città dove "nessuno è straniero" non lo è più neanche Magno, che sull’agenda ha già appuntato un’audizione con la Giunta pugliese, un nuovo incontro con il Presidente regionale e un colloquio con il presidente della Provincia, Nicola Frugis. "A noi basta ottenere quel terreno di proprietà della Provincia attiguo al Neurolesi, se Brindisi ce lo concede si potrebbe costruire una struttura accanto all’ospedale e realizzare, in sinergie assolutamente compatibili, il progetto di un grande polo riabilitativo". Si avvierebbe così un’area di alta qualificazione medica nel campo della riabilitazione motoria che, attraverso tappe a medio tempo, prevede l’attuazione di convenzioni già prenotate da alcuni governi medioerientali, la creazione di un Centro di ricerca scientifica, l’istituzione di un corso universitario medico specialistico. Tutto alle porte di Ceglie. Ma prima c’è da superare qualche ostacolo non trascurabile poiché è sempre incombente il rischio che il Neurolesi possa trasformarsi in depandance di qualche "ortopedia".

 

 

Parola per parola il confronto tra il presidente dell’Inail e l’assessore alla Sanità

Magno: “Vedo un po’ di menefreghismo”

Saccomanno: “Ma io non decido da solo”

 

(Da "l'idea" del Dicembre 1995)

Pietro Magno formula all’assessore Saccomanno la proposta di utilizzare un terreno, attiguo al Neurolesi, dove costruire un centro per protesi integrativo al Polo riabilitativo che potrebbe sorgere a Ceglie con sinergie Inail e Regione Puglia. Il colloquio si è svolto alle 13,30 del 25 novembre scorso e vi ha assistito una decina di persone, tra queste l’on Enzo Epifani, il sindaco Pietro Mita, il vice Rino Conte, il direttore della Usl Michele Petroli, il vice-presidente della Provincia Nicola Silletti.

Saccomanno: Quella che lei fa oggi è una proposta che va studiata concretamente. (..) Lei aveva 100 miliardi da utilizzare per questo tipo di strutture...

Magno: Noi non abbiamo bisogno di nessuno per creare la nostra struttura come ci pare e piace, perchè noi abbiamo la legge speciale del 1984 che ci consente di creare una struttura per la produzione di protesi dove vogliamo. (..) Se io ho individuato questa zona, che è una zona ottimale, è perchè c’era già questa struttura pronta; ove la nostra proposta non venga ritenuta interessante a noi non ce ne importa un fico secco. (..) Quindi dovrebbe essere un interesse preciso e specifico della Regione fare in modo che noi si possa creare questa struttura qua.

Saccomanno: No, voi qua non la fate.

Magno: Per qua intendo questa zona.

Saccomanno: Ah, questo sì, non qua in questo Centro.

Magno: Siccome sapevo che c’era questa struttura, ho chiesto a voi di darcela, così l’Inail avrebbe risparmiato qualche anno per la realizzazione. Voi dite che farete il Neurolesi?, e va bene, ma noi facciamo l’altra proposta: ci date un pezzo di terra vicino, noi costruiamo un edificio vicino al Neurolesi in modo da creare un polo per la riabilitazione.

Saccomanno: Io ho il dovere istituzionale di vie e trafile da seguire, e di esame di situazioni da fare. Non si può decidere una mattina incontrandoci così...

Magno: Eh, assessò è da agosto che le sto dicendo ste’ cose, adesso alla fine di novembre mi dite.....

Saccomanno: Le abbiamo proposto il Tanzarella di Ostuni...

Magno: Ma il Tanzarella non è possibile...

Saccomanno: Per lei non è possibile ma per me va benissimo.

Magno: Costa meno buttarlo giù e rifarlo.

Saccomanno: Avvocà (l’avvocato é Magno, ndr.), se vogliamo parlare in modo costruttivo parliamo, sennò è inutile che ci stiamo... Allora il discorso è che io non ho il potere di decidere cose che non sono in mio potere; lei mi fa questa proposta, io mi siedo con lui (Michele Petroli, ndr,), con il sindaco (Pietro Mita, ndr.), torno a ragionare con i colleghi e consiglieri regionali...

Magno: Ma io non posso perdere tempo aspettando i vostri comodi....

Saccomanno: Senta, lei è la prima volta che viene fuori con questa proposta.

Magno: Questa è una proposta ulteriore, studiata apposta per cercare di risolvere il problema. Visto che le altre non sono accettabili faccio quest’ultimo tentativo.

Saccomanno: Va bè, ma se io le dico sì oggi e poi vado in Giunta e la cosa non passa che facciamo?

Magno: Ma ho scritto alla Giunta. Lei non si è degnato di rispondermi una volta.

Saccomanno: Non è vero.

Magno: Mi ha scritto solo delle lettere così, generiche, mentre qui c’è bisogno di un impulso da parte della Regione.

Saccomanno: Lei mi faccia proposte concrete. Io non sono padre padrone della Puglia, ho obblighi istituzionali.

Mita: Posso? ... Posso? Vorrei fare una domanda. L’ipotesi presentata adesso è compatibile con i discorsi che si stanno facendo sulla creazione di un polo riabilitativo?

Saccomanno: E’ compatibile.

Mita: Allora, se è compatibile, è possibile mettere insieme esigenze diverse per riuscire a creare sinergie? La data del 31 dicembre è una data buona anche per loro? (rivolgendosi a Magno).

Magno: Io entro la fine dell’anno devo decidere se farla in Puglia o altrove.

Saccomanno: Le decisioni, per dargliele, le devo dare nei modi di legge.

Mita: Credo che la soluzione sia in un incontro formale tra la Giunta regionale, il sindaco e ....

Saccomanno: Non è questa la via. Io questo progetto lo porto in commissione e in Giunta, e questo l’ho già detto prima. Non vedo perchè arrabbiarsi.

Magno: Io m’arrabbio perchè le altre Regioni fanno la fila per noi, gli altri si scatenano, mi telefonano quattro volte al giorno dalla Calabria e qua io vedo una specie di menefreghismo. E non è possibile.

Saccomanno: Avvocà, io me ne vado. Lei se ne viene con questi modi... Questi sono i limiti, adesso me ne vado. Arrivederci. (Saccomanno abbandona il colloquio).

Magno: Ma insomma, è dal mese di agosto che mi prendono in giro. Nelle altre regioni i parlamentari hanno fatto interrogazioni per avere un Centro per protesi mentre qui...

 

 

Il “padre” delle protesi mioelettriche entusiasta della struttura pugliese

Ceglie conquista il professor Schmidl

(Da "l'idea" del Dicembre 1995)

"Devo fare i miei complimenti ai progettisti, è una struttura magnifica. Raramente si vedono cose fatte così bene". Il prof. Hannes Schmidl, l’austriaco inventore delle protesi mioelettriche, è entusiasta del Centro Neurolesi. "Raramente si vedono cose fatte così bene, e poi oltre all’aspetto medico-architettonico c’è da considerare quello paesaggistico: la collina e la campagna cegliesi sono ideali per il recupero dei pazienti che qui si potrebbero curare".

Il Prof. Schmidl è nato a Graz, città al sud dell’Austria, lungo l’autostrada che collega Tarvisio a Vienna, e giovanissimo ha avviato la sua collaborazione con l’Inail. Nel ‘61 ha dato vito al centro-madre di Vigorso di Budrio, a 5 chilomentri da Bologna, l’ospedale dove il piccolo Aladin (il bimbo bosniaco mutilato alle gambe da una granata) ha recuperato la gioia di correre e giocare. La sua attività è però iniziata nel ‘54 a Tobelbad, piccolo centro a pochi chilometri da Graz, dove ha realizzato una struttura per Neurolesi e motulesi considerata tra le prime due al mondo. "Credo che l’ospedale cegliese, se davvero utilizzato per i fini previsti, potrebbe essere il numero uno in Europa. Ovviamente un ruolo determinante è giocato dall’esperienza, tuttavia i tecnici del posto potrebbero tranquillamente formarsi alla nostra scuola"..

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Una delibera riapre la trattativa tra l'assessore Saccomanno e il presidente Magno

Tra Regione e Inail tregua armata sul Neurolesi

(Da "l'idea" del Gennaio 1996)

Spiragli di pace tra Inail e assessorato pugliese alla Sanità sul terreno dell’ospedale Neurolesi e motulesi. Dopo le "incompatibilità" emerse nei mesi scorsi tra l’assessore Michele Saccomanno e il numero uno dell’istituto per le assicurazioni sul lavoro, Pietro Magno, sembra avviarsi un necessario tavolo di trattative al fine di arrivare ad una soluzione equa ed onorevole che permetta l’apertura in tempi medio-brevi della struttura, da tempo completata a non più di un chilometro dal centro abitato di Ceglie.

Tre giorni prima della fine dell’anno la Giunta regionale pugliese ha deliberato una soluzione esplorativa per coinvolgere ufficialmente e burocraticamente l’Inail ad una sorta di commissione paritetica in modo da rispettare sia gli impegni assunti a suo tempo dalla Regione che le strategie di allargamento dell’istituto nazionale. In sostanza Bari aprirebbe la struttura del Neurolesi mentre l’Inail avvierebbe la produzione di protesi e assisterebbe parzialmente il qualificato indirizzo che il Centro cegliese vuol conquistare sul mercato. Si tratta dell’ipotesi prospettata dal presidente Pietro Magno a Saccomanno alla fine di novembre e congelata da quest’ultimo finché un deciso intervento del presidente della Regione Salvatore Distaso, e pressioni esercitate un po’ da tutti i gruppi politici, non hanno convinto l’assessore di Torre Santa Susanna a modificare l’interesse verso la struttura cegliese.

Pietro Magno aveva chiesto alla provincia l’acquisizione di un terreno attiguo al Neurolesi (area, tra l’altro, donata alla Provincia di Brindisi in cambio della costruzione di un’opera pia o umanitaria) per costruire un laboratorio capace di assistere con tecnologie d’avanguardia i pazienti colpiti da gravi problemi motori, proposta accolta con una freddezza non motivata ma che dava la stura a diverse congetture e ipotesi. L’assessore Saccomanno, dopo alcuni incontri con Distaso, ha deciso poi di proporre in Giunta la delibera in cui, oltre a ribadire l’impegno di Via Capruzzi sul Neurolesi, detta il mandato ad intensificare i rapporti con l’Inail per giungere a concrete proposte di collaborazione e sperimentazioni gestionali con l’istituto romano.

La delibera darà vita a una commissione mista che vedrà al lavoro esperti della Regione, della Provincia e dell’Inail, una decisione che potrebbe essere definita saggia se non si conoscessero le lungaggini e le rissosità delle commissioni, a qualunque livello, italiane. Ma comunque, pur con documentato scetticismo, in molti considerano positiva e accelerante questa scelta. A tal punto che il direttore generale della Usl di Brindisi, Michele Petroli, ha fatto subito conoscere la pianta organica per il Centro Neurolesi: 180 dipendenti per gli apparati medico, parasanitario, tecnico e amministrativo. Si tratta dei "desiderata" di Petroli che però devono ancora convincere la Regione e il suo cassiere, oltre alla selva di norme e codicilli che oggi permettono e domani impediscono l’assunzione di nuovo personale. A meno che non si ricorra a quella mobilità già dichiarata che se attuata, di fatto, svuoterebbe gli ospedali della provincia. E qui si aprono altri fronti, tra questi quello della funzionalità e del ruolo dei nosocomi brindisini. Pareri molto discordi, inoltre, si sono registrati negli ultimi mesi a proposito dell’effettiva capacità occupazionale del Centro cegliese: si è passati con una certa disinvoltura dalle 100 alle 300 assunzioni. Secondo il progetto di Petroli nella struttura cegliese si dovrebbero realizzare tre reparti, ciascuno composto da 32 posti-letto: uno per i motulesi, un altro per i neurolesi e un terzo infine per le patologie connesse all’attività motoria. Il direttore della Usl va avanti per la sua strada, secondo i compiti assegnatigli dall’Assessorato alla Sanità e si dice convinto che per la fine di febbraio potranno essere aggiudicati gli appalti ed eliminate le difficoltà trovate per l’arredamento e le attrezzature mediche e riabilitative.

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La Regione  perde tempo e l'Inail va in Calabria. Sarà ancora un raccomandificio

Neurolesi in coma

(Da "l'idea" del Novembre 1996)

E ora pare proprio che le possibilità per la Puglia di avere una struttura simile a quella di Vigorso di Budrio, l’avveniristico centro emiliano dove vengono innestate protesi mioelettriche, sia sfumata del tutto. L’Inail, dopo una attesa di oltre un anno, non poteva attendere oltre ed ha accettato la proposta della Regione Calabria che a Lamezia Terme gli ha messo a disposizione gratuita una struttura moderna a pochi passi dall’aeroporto e vicini all’Università di Catanzaro.

In tutta la vicenda appare indecifrabile il comportamento della Regione. Mentre le altre facevano la fila, offrivano ponti d’oro all’Inail, la nostra che viaggiava su di una corsia preferenziale, forse anche per una questione campanilistica, si è fatta sfuggire, a nostro avviso, almeno due grandi occasioni. La prima quella di poter incamerare un bel gruzzolo di miliardi e togliersi dagli oneri derivanti la gestione, la seconda tutto l’indotto che la presenza di una simile struttura avrebbe determinato non solo per Ceglie ma per tutta la Regione. L’appunto fatto all’Inail di non aver presentato un progetto esecutivo appare un po’ banale. Un progetto, scartata l’ipotesi di acquisirla in toto la struttura, si sarebbe potuto realizzare non appena la Regione avesse indicato all’Inail quale parte della struttura metteva a disposizione per creare l’officina e i primi 30 posti letto. Premesso poi che almeno i servizi fossero attivati. E poi costava tanto, alzare la cornetta, andare a Roma per definire concretamente la trattativa se realmente ci fosse stata la volontà? Ecco perchè parliamo di occasione sprecata per noi e non certo per la Calabria che pur di averla ha offerto struttura e massima collaborazione.

Solo il tempo ci potrà indicare la consistenza della perdita per la nostra Regione e qui le responsabilità sono un po’ di tutti. Noi, con il giornale in quasi tutti i numeri, abbiamo sollecitato una qualche pur minima iniziativa. Ma l’effetto sperato non si è avuto. Le forze del Polo, a nostro avviso, considerata la vicinanza con gli inquilini di Via Capruzzi, hanno perso una grossa opportunità di rivalutare una loro tangibile presenza a Ceglie. Al sindaco, pur sottolineando che la competenza non era strettamente comunale, l’unico appunto che gli si muove è quello di non essersi fatto interprete di una iniziativa per la nostra città. Del resto un simile impegno, pare, era stato preso in occasione del Consiglio comunale dello scorso mese di febbraio. Così, ancora una volta per Ceglie, per la nostra Provincia, in futuro si parlerà di questa vicenda come l’ennesimo esempio di occasioni perdute e questa volta con protagoniste proprio quelle forze politiche che da destra e da sinistra hanno sempre rimproverato la Dc. Ai posteri l’ardua sentenza.

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La Regione ufficializza la soluzione per l’apertura: si farà una società mista

Un affare privato per il Neurolesi

(Da "l'idea" del Luglio 1998)

di Luca Dipresa

Potrebbe sembrare un autoelogio, ma resta il fatto che l’Idea lo aveva ampiamente anticipato a febbraio che per il futuro del Neurolesi si andava verso una forma di gestione mista tra pubblico e privato. Per chi legge i fatti ed è un po’ attento a quel che accade intorno questa sembrava più che una ipotesi tanto da concretizzarsi nelle affermazioni fatte da autorevoli esponenti nel corso dell’assemblea tenutasi nella sala consiliare lo scorso 19 giugno.

Naturalmente alle autocelebrazioni preferiamo, visto i precedenti, rimanere ancorati alla realtà. Non vorremmo trovarci di fronte alla solita assemblea nella quale si da per scontata l’imminente apertura come quella (l’ultima in ordine di tempo) svoltasi nel salone parrocchiale di San Rocco. Ma registriamo i fatti senza mancare di dire che adesso c’è qualcosa di più che una semplice volontà. L’importante è incalzare i tempi e sperare, come è apparso di capire, che si tratta di attendere ancora sei-sette mesi. Che la strada più percorribile -come ha chiaramente sottolineato il direttore dell’ospedale Di Summa, dott. Giuseppe Giuri - sia quella della società mista, dove però la maggioranza la detenga il pubblico è il dato registrato. Anche se dopo la proposta pubblicizzata qualcuno ha sussurrato perchè mai allora non si è dato credito alla proposta Inail. Anche qui non si vuol riaprire una questione ormai chiusa, ma riportiamo un semplice pensiero di molti. Ora c’è da attendere la formulazione della proposta alla Regione, che come lo stesso Giuri ha sottolineato dovrà tradursi - se accolta e non ci sembra il contrario visto che appariva chiaro in quell’assemblea dello scorso 19 giugno che c’è già una intesa con il governo regionale - in un bando in cui verranno stabiliti precisi vincoli qualitativi nella scelta del partner, sulla base di esperienze già consolidate. Fino ad oggi un valido contributo in questo tipo di discorso, almeno nella formulazione di una possibile proposta, è venuto del Centro riabilitativo di Montecatone d’Imola che ha "prestato" alla Regione la dott.ssa Vannini, esperta in riabilitazione altamente qualificata, venuta in Puglia per fornire alcune indicazioni, dopo aver visionato l’avveniristica struttura cegliese.

Un punto di partenza, sul quale nessuno vuol transigere è che questo centro riabilitativo non sarà di basso profilo. Sarebbe innanzitutto un torto alle speranze di quei 76 pugliesi che hanno dovuto affrontare "viaggi della speranza" altrove e con grossi impegni finanziari anche per la stessa regione Puglia. Se è vero quello che eminenti esponenti del consiglio regionale hanno affermato, ora bisogna mettere da parte primogeniture o opposizioni pretestuose. E qui va sottolineato l’intervento dell’esponente d’opposizione in consiglio regionale che ebbe modo di dire "la proposta della società mista non la esclude in partenza; discutiamone, anche perchè a questo punto per tutti l’unica sconfitta sarebbe quella di non aprire il centro di Ceglie". Il confronto prima di tutto. Ci sono le basi, nonostante il voto di astensione del Pds ("siamo rimasti in aula pur vedendo che la maggioranza di centro destra non aveva i numeri" - ha sottolineato lo stesso Dipietrangelo nell’assemblea del 19) al momento dell’approvazione della delibera che di fatto dovrebbe portare all’apertura del centro.

 

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