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Articoli sul Centro Neurolesi di Ceglie Messapica (Br) pubblicati dai quotidiani.

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Sabato 4 Novembre 2000

Cronaca di Brindisi

 

 

Motulesi
Dal primo dicembre sarà avviato il servizio che sarà un punto di riferimento in tutto il Mezzogiorno
Centro di riabilitazione pediatrica
Una nuova scommessa della Fondazione Silvana Paolini

di Angelo Sconosciuto

 

La riabilitazione pediatrica, la più difficile a realizzarsi per i problemi di diversa natura che vi convergono e per le lunghe «liste di attesa e di speranza» alle quali si è costretti, tra meno di un mese avrà il suo punto di riferimento in Puglia e nel Mezzogiorno d'Italia. Dal 1° dicembre prossimo, infatti, inizierà a funzionare - nella struttura del centro «Neurolesi e Motulesi» e sotto la guida del prof. Giorgio Albertini -, questa nuova scommessa della «Fondazione Silvana Paolini», accesa nel più ampio scenario della gestione del centro specializzato cegliese che, negli obiettivi dichiarati, intende impegnarsi nella «ricerca», nella «cura dei bambini», nell'«alta specialità», incidendo su una zona del territorio nazionale carente di tali opportunità. «E con una fondazione non profit», specifica il dott. Giampaolo Angelucci, giovane presidente del sodalizio, che ha alle spalle la «Tosinvest sanità» e il legittimo orgoglio di aver dato alla fondazione il nome della propria genitrice.

La ventilata buona notizia, che dovrebbe vedere concretezza anche prima di quella data, ha già scatenato la corsa alle prenotazioni, tese a ridimensionare, almeno un po', le lunghe liste di attesa nell'unico centro romano specializzato nel settore e che nella crudezza delle cifre parla chiaro: 300 famiglie dalla sola Puglia attendono di sperimentare, per il proprio bimbo che avuto problemi congeniti o al parto, un modello innovativo di riabilitazione - quello del prof. Albertini, appunto -, che fa scuola in tutto il mondo.

E la scommessa della Fondazione Paolini sulla struttura cegliese è stata quella, innanzi tutto, «di aprire in 35 giorni ciò che ci si è palleggiato per 35 anni - dice Angelucci - affrontando la normativa italiana, che è tra le più complesse, e facendo affidamento su ogni componente della struttura, in un perfetto gioco di squadra, valorizzando le professionalità del luogo, attraverso gente ben formata; facendo tornare a casa quanti, in altre realtà di punta della sanità italiana, avevano acquisito una notevole professionalità». Ed in appena quattro mesi di vita, c'è già tante gente che - dal meridione, isole comprese - attende di curarsi in questa struttura di riabilitazione, che può contare su 90 posti letto, 9 in day hospital e 30 in ambulatorio, e che ha nel frattempo allacciato rapporti con diverse strutture universitarie nazionali - da Bari a Bologna, a Roma a Milano - europee e degli Stati uniti, convinti che ricerca e formazione sono facce di uno stesso problema. «Tutti i nostri dipendenti hanno già svolto 4.500 ore di formazione - spiega Angelucci -, e nei prossimi 12 mesi li attendono altre 5.500 ore di aggiornamento se vogliamo davvero che questo centro continui ad essere un punto di riferimento nella riabilitazione, che in Italia sembra avere ancora un grosso problema: quello del controllo della prestazione offerta al paziente».

Ma c'è un altro punto di forza del «Neurolesi»: si chiama «gait analysis» ed è un'attrezzatura scientifica complessa - funziona con un'équipe di almeno 12 persone tra medici specialisti ed ingegneri - che fotografando il cammino del paziente, consente di individuare i punti nevralgici sui quali puntare nel corso della riabilitazione. Il comune mortale dovrebbe pensare ad una sorta di «galleria del vento»: come questa individua i diversi problemi aerodinamici di una macchina, così la «gait analysis» consente una riabilitazione mirata ed efficiente al massimo. «Per garantirne il funzionamento - spiega Angelucci - è stata sottoscritta un'apposita convenzione con il Politecnico di Milano, ma ciò che maggiormente conforta è che in pochi mesi la struttura di Ceglie ha raggiunto i 25,6 giorni di "media degenza" portandosi ai primi dieci posti in Italia, dove il top è pari a 23 giorni».

«Gait analysis», riabilitazione pediatrica. C'è un terzo progetto, però, sul quale si preferisce, al momento, parlare poco e lavorare sodo, attorno all'ideale tavolo rotondo, «perchè nella sanità - dice Angelucci - si è davvero tutti alla pari nel dare un contributo per affrontare un problema». Il terzo progetto è orientato alla cura di quanti sono in coma.

E non ci si accorge nemmeno che l'avventura intrapresa dalla Fondazione Paolini ha carattere di provvisorietà, visto che il rapporto con l'Azienda ospedaliera, al momento, ha durata quinquennale e che c'è un contenzioso innanzi alla magistratura amministrativa. «Siamo fiduciosi innanzi tutto sull'operato dei giudici amministrativi - dice Angelucci -, ma soprattutto siamo gente che crede in una scommessa: quella di dare alla Puglia una risposta nell'alta specialità riabilitativa, di aver dato l'avvio ad un'impresa non facile e che non teme, anzi attende di essere giudicata, dall'utenza che nel settore della sanità va rispettata al massimo considerato che si tratta dell'uomo che soffre».

 

 

 

 

Giovedì 19 Ottobre 2000

Cronaca di Brindisi

 

Ceglie M. - Polemiche con il Motulesi per la compilazione di un modulo con le notizie del paziente

Sui ricoveri insorgono i medici

«È una grave violazione della privacy dell'assistito»

 

di Valeria Arcangeli

 

Volge al peggio la storia del Motulesi. Più si gratta e più esce il marcio. Ora è la volta, anzi la rivolta, dei medici generici che finalmente escono allo scoperto, raccontando tutte le «strategie» messe in atto, fin dall'inizio, dalla Fondazione Paolini, per far convergere nella struttura riabilitativa i malati.

Volge al peggio la storia del Motulesi. Più si gratta e più esce il marcio. Ora è la volta, anzi la rivolta, dei medici generici che finalmente escono allo scoperto, raccontando tutte le «strategie» messe in atto, fin dall'inizio, dalla Fondazione Paolini, per far convergere nella struttura riabilitativa i malati. E non solo. Emerge pure - come la «Gazzetta» aveva già segnalato ieri - che le patologie oggetto della maggior parte dei ricoveri sarebbero banali e di routine. Con la conseguenza di disattendere le premesse di alta specializzazione che avrebbero dovuto caratterizzare il Centro perché diventasse di «cuore meridionale della riabilitazione» e di far lievitare il numero dei ricoveri impropri, fenomeno già difficile da contenere negli ospedali del territorio.

Ma andiamo con ordine. Poco dopo l'apertura del Motulesi, si parla del luglio scorso, vennero diffuse tra i medici di base delle schede nelle quali, i professionisti avrebbero dovuto riportare i dati relativi ai pazienti da ricoverare. La compilazione di tali moduli, intestati prima alla Fondazione e solo in un secondo momento anche all'Azienda Di Summa e distribuiti pure dall'accettazione dell'ospedale, rappresenterebbero la condizione per essere accolti nella struttura. A parte i dati anagrafici e la patologia si sarebbero dovuti segnalare: i ricoveri precedenti e in quali strutture, se il soggetto era autonomo nell'alimentarsi, nelle funzioni fisiologiche e nella deambulazione, se avesse decubiti, cannula tracheale, disturbi nel linguaggio, nel comportamento e se fosse affetto da disturbi dello stato di coscienza. Il tutto si sarebbe dovuto consegnare alla reception (alla faccia della privacy) perché il dirigente ne potesse prendere visione prima di apporre il nulla osta al ricovero. «Una procedura insolita, ma soprattutto una chiara violazione della privacy alla quale noi medici ci siamo ribellati», afferma il dott. Donato Gallone, sindacalista della Fimmg.

Chiesero perciò, un primo incontro con il dirigente del Distretto, Francesco Galasso che li invitò a non utilizzare i moduli ma, come sempre, il ricettario. Solo nei giorni scorsi, hanno incontrato il direttore sanitario della Ausl, Antonio Montanile. «Il rischio è - continua il medico - che si crei in grande una struttura fotocopia dei servizi di fisioterapia già esistenti negli ospedali territoriali, con grave pregiudizio per questi ultimi e a tutto discapito dell'alto profilo specialistico». Ma questo è solo uno degli aspetti che andrebbero presi in esame. Il più grave, infatti, attiene alla spesa che la Ausl, il cui debito in bilancio ha già raggiunto cifre da capogiro, dovrà affrontare per far fronte alle eccessive richieste riabilitative del territorio. Nel Motulesi un giorno di degenza ha un costo che supererebbe il milione. Il conto è presto fatto se si tiene presente che un ricovero va dai 30 ai 50 giorni. E ancora. Dovrebbe indurre alla riflessione la constatazione che la struttura ha finora accolto solo pazienti originari della provincia. Nessun capitale in ingresso, dunque, per il territorio, solo un affare miliardario per la Fondazione Paolini che, a fronte di guadagni favolosi (circa 20 miliardi annui), versa all'Azienda ospedaliera Di Summa un canone irrisorio (2 miliardi e 400 milioni a cui vanno tolti 700 milioni per gli investimenti).

 

 

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Mercoledì 18 Ottobre 2000

Cronaca di Brindisi


Nella struttura riabilitativa si opera ormai a pieno regime: i novanta posti letto sono tutti occupati
Motulesi, ricoveri troppo lunghi

Molte le lagnanze degli ammalati per il vitto ritenuto misero

 

dall'inviata Valeria Arcangeli

CEGLIE MESSAPICA - «Prenda la strada per S. Michele Salentino, attraversi il passaggio a livello e percorra due chilometri. Lo vedrà subito. Il Centro per Motulesi e Neurolesi ha una recinzione bianca». Il benzinaio cegliese, un giovanotto biondo e affabile, fa un cenno di saluto con la mano. Cortesia d'altri tempi, racchiusa in un centro agricolo di 20mila abitanti, arroccato sulle Murge. La strada è scorrevole. La struttura sanitaria si staglia in una zona collinare, in posizione baricentrica rispetto ai comuni della provincia. L'area su cui sorge si estende per oltre sei ettari. La sua edificazione è costata fino ad oggi circa 40 miliardi (35 solo di opere murarie e arredi, il resto sono voci relative alla manutenzione e alla guardiania andata avanti per oltre per dieci anni).

A primo acchito, se non fosse per l'ingresso presidiato da un severo guardiano che comanda una sbarra elettrica (se si arriva qualche minuto prima dell'orario stabilito per le visite, punta il dito sull'orologio e lo percuote in segno di rimprovero, come a dire: «ancora non è ora») tutta quell'esplosione di verde e di ulivi, potrebbe dare l'idea di una villa hollywoodiana. Invece, è un centro specializzato di riabilitazione per pazienti con disabilità causate da patologie di natura ortopedica e neurologica. Percorrendo l'ampio vialone che conduce alla costruzione si nota subito che gran parte dell'immenso giardino è ancora abbandonato e secco, gli alberi d'ulivo hanno un'aria spettrale.
Solo avvicinandosi all'ingresso della struttura l'occhio viene appagato da aiuole verde smeraldo.

Una donna entra nell'auto. È una delle addette alla cucina. Dice di essere soddisfatta del suo lavoro «anche se forse cambierà la gestione, almeno così dicono in giro». C'è un uomo con una giacca da camera e le stampelle che sta per andar via. È stato ricoverato per più di un mese. Sostiene che le sue condizioni sono migliorate, ma sembra ancora molto abbacchiato. Un altro invece è insofferente. È un camionista brindisino, anche lui da più di un mese soggiorna nell'ospedale. Vi è stato ricoverato a seguito di un ictus, «anche se quando sono arrivato qui stavo già bene», afferma. Dice di non comprendere perchè lo trattengano tanto, visto che ritiene di aver recuperato da molto tempo la funzionalità degli arti colpiti. La stessa osservazione fanno anche altri ammalati. Una convizione diffusa pure in paese. Diversi, infatti, hanno dichiarato che sebbene il Centro funzioni perfettamente, le degenze sarebbero troppo lunghe rispetto alla gravità delle patologie.

«Il vitto è pessimo - si lascia sfuggire una donna di un paesino della provincia che è in visita al marito -. Ieri sera la minestra era salatissima e nessuno dei malati della corsia l'ha assaggiata. La frittata era una porzione microscopica» e per dare l'idea della pochezza indica la parte superiore delle dita della mano. Sarà un caso, ma il gestore è lo stesso che ha in affidamento il servizio ristorazione nell'ospedale Perrino: la Gemeaz cusin. Anche lì ci sono state proteste.

«La struttura al momento è al completo e funziona a pieno regime: i 90 posti letto sono tutti occupati», non lascia spazio a dubbi la decisione con cui il direttore sanitario, Giovanni Mastrocola descrive l'intensa attività che viene svolta al suo interno. Otto i medici che vi operano, 35 gli infermieri, più 2 caposala, 13 ausiliari, 21 fisioterapisti. Assunzioni molto chiacchierate all'epoca.

Sembra tutto perfetto. Ambienti nuovi e invasi dal sole. Aiuole interne ridondanti di fiori, pulizia con lode. La cura dell'immagine del Centro farebbe invidia ad una clinica privata.

Dal 18 maggio la sua gestione è stata affidata dal direttore dell'Azienda ospedaliera Di Summa, Giuseppe Giuri a cui il complesso appartiene, alla Fondazione Paolini di Roma. Ma la cooperativa S. Vincenzo di S. Michele Salentino, ha contestato l'affidamento, ritenendolo illegittimo. La storia è approdata nelle aule del Tar e poi al Consiglio di Stato, entrambi hanno sospeso la convenzione già stipulata, sostenendo che per la scelta del gestore era stata eseguita la procedura impropria.

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Martedì 6 Giugno 2000

Cronaca di Brindisi

 

Rifondazione comunista, come i Popolari, insinua sospetti sulla struttura di riabilitazione di Ceglie

"Centro Motulesi, trasparenza zero"

Introvabili i dirigenti della Fondazione Paolini

di TEA SISTO

«Buongiorno, Fondazione Paolini. Sono Marisa, desidera?». La centralinista risponde al numero telefonico del Centro Neurolesi e motulesi di Ceglie Messapica. Le si chiede di passare la comunicazione al direttore, dottor Gentile. Ma, dopo una breve attesa,la centralinista fa sapere che il direttore è occupato. Ciò accade alle 10,30, alle 12,30 e alle 16,30.

«Buongiorno, Fondazione Paolini. Desidera». Questa volta è una centralinista di Roma a rispondere. Le si chiede di poter parlare con il direttore generale, il dottor Mariscotti. Ma il dottore è impegnato agli stessi orari del suo funzionario di Ceglie Messapica.

Le polemiche sulla gestione del Centro neurolesi e motulesi infuriano. Sospetti di vario genere si innescano su un giudizio pendente davanti al Tar di Lecce che entro una ventina di giorni dovrà decidere se è stata giusta o meno la scelta dell'azienda ospedaliera "Di Summa" di affidare alla fondazione, ente morale senza scopo di lucro, il suo gioiello della riabilitazione. Ma, nonostante questi attacchi incrociati, i dirigenti della Paolini continuano a sottrarsi a una spiegazione pubblica.

«La Fondazione è un soggetto privato», ha detto ieri il dottor. Giuseppe Giuri, direttore generale dell’azienda ospedaliera Di Summa, proprietaria del Centro. «Non ha quindi dimistichezza nel rapporto con la stampa. Ma ho spiegato ai dirigenti che comunque il Centro appartiene all'azienda ospedaliera e che quindi devono garantire la massima trasparenza della sua gestione». Un invito che evidentemente non è stato ancora raccolto.

E intanto, dopo i Popolari, che puntano il dito contro le responsabilità dell'ex assessore alla Sanità, Michele Saccomanno, in relazione all'operazione di affidamento della struttura alla Fondazione, sull’argomento interviene anche Rifondazione comunista che contesta la politica delle assunzioni portata avanti dalla Fondazione in piena campagna elettorale per le regionali. Migliaia di disoccupati erano stati invitati a presentare domanda di assunzione. I criteri della selezione appaiono poco chiari. Difficile stabilire l’idoneità di un candidato in un colloquio che dura appena tre minuti. Attualmente, dicono a Rifondazione, gli assunti sono solo quaranta, compresi i part-time. I cegliesi sarebbero appena una dozzina tra i quali diversi parenti di amministratori della giunta di centro destra del sindaco Magno. Inoltre, secondo un articolo pubblicato su un periodico di Ceglie, la Fondazione intenderebbe istituire con i medici specialisti non un rapporto di lavoro dipendente, stabile, con le dovute garanzie, bensì un rapporto di collaborazione professionale. “Siamo assai lontani – si legge nella nota – dal Centro neurolesi e motulesi di alto profilo scientifico e tecnico per cui ci siamo battuti negli scorsi anni”. La struttura è comunque costata alla comunità 40 miliardi di lire.

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Sabato 27 Maggio 2000

Cronaca di Brindisi

 

Una cooperativa sociale aveva fatto ricorso contro la decisione di affidare la gestione della struttura alla Fondazione Silvana Paolini

Centro Motulesi, tutti i dubbi del Tar

di TEA SISTO

La convenzione non era stata oggetto di delibera regionale, né tanto meno era passata al vaglio della conferenza Stato-Regioni. Non era stato pubblicato alcun bando per scegliere il migliore sul mercato. E, cosa altamente sospetta, l'operazione era stata consumata, ricerca di personale compresa, poco prima delle elezioni regionali. Ora sulla decisione della direzione generale dell'Azienda ospedaliera "Di Summa" di affidare alla fondazione Silvana Paolini la gestione del Centro Neurolesi e motulesi di Ceglie Messapica dovrà decidere il Tar di Lecce. Ai Tribunale amministrativo regionale, infatti, si era rivolta la cooperativa sociale di San Michele Salentino "San Vincenzo", rappresentata dall'avvocato Gianni Pellegrino. E il Tar ieri, dopo la prima udienza, ha preso tempo disponendo un'istruttoria.

 Il procedimento amministrativo in corso rappresenta comunque una batosta per il direttore generale dell'Azienda ospedaliera "Di Summa", Giuseppe Giuri, che da un giorno all'altro si è ritrovato senza il sostegno della Regione Puglia. La Regione si è infatti costituita in giudizio, ma evidenziando la sua estraneità alla decisione del direttore Giuri. Insomma il direttore generale dell'Azienda ospedaliera, avrebbe fatto tutto da solo. Non è d'accordo Giuri. Spiega di aver presentato a suo tempo la proposta di pianta organica, di aver battuto varie strade che avrebbero allungato i tempi di apertura del centro, di aver proposto, così come la legge prevede, la costituzione di una società mista. Di aver infine deciso di affidarsi a un'associazione senza scopi di lucro inviando quindi una bozza di convenzione con la Fondazione Paolini all'assessore regionale alla Sanità, Michele Saccomanno, il .quale gli avrebbe risposto prendendo atto della decisione. Nulla di ufficiale, ovviamente, ma comunque un incoraggiamento a continuare su quella strada.

«Non ho affisso alcun bando perché ho preferito affidarmi a una Fondazione già molto conosciuta», ha spiegato ieri Giuri. «Confesso di essere rimasto sconcertato dall'atteggiamento della Regione Puglia in questa vicenda, ma ho la coscienza a posto. E comunque per me è importante aver aperto finalmente quella struttura e di averla messa a disposizione della collettività».

La Fondazione Paolini, secondo quanto previsto dalla convenzione, deve corrispondere all'azienda ospedaliera un miliardo 700 milioni l'anno, somma dalla quale possono essere detratte le spese sostenute per eventuali investimenti. Strutture del genere di cura e di riabilitazione guadagnano circa 20 miliardi l’anno.

Non si può dire ,quindi, che l'azienda ospedaliera brindisina abbia fatto un affare.

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Sabato 27 Maggio 2000

Cronaca di Brindisi

Colloqui e assunzioni

Oltre seimila disoccupati convocati prima delle elezioni

 Ad aprile arrivarono 6.500 convocazioni per eventuali colloqui di lavoro ad altrettanti disoccupati. Le qualifiche non avevano importanza. Si faceva riferimento a posti di qualsiasi tipo, ma non ai tempi di assunzione né, tanto meno, al numero delle persone da reclutare.

I colloqui sono iniziati poco prima della scadenza elettorale del 16 aprile scorso per il rinnovo del presidente e del Consiglio regionale della Puglia. Quelle conversazioni, durate appena tre minuti a testa, avevano lasciato sconcertati i candidati. Tali modalità di reclutamento del personale avevano suscitato numerose polemiche.

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