Recuperato il lungometraggio “Sotto il sole di Brindisi”, un film realizzato nel 1965 per descrivere le bellezze del territorio. E’ forse la prima pellicola a colori in cui si vedono le immagini delle Grotte di Montevicoli scoperte pochi anni prima, la stretta e diritta strada che collega Ostuni e Ceglie Messapica, i trulli imbiancati di calce con la considerazione che qui “ogni metro di terra del sottosuolo farebbe la felicità degli archeologi”. Occasioni (forse) perdute, scorci del bel paese oggi trascurati e sostituiti spesso da volgarità e cafonaggine /VIDEO
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di Francesco Moro
Mentre in questi giorni ci apprestiamo a decorare la città per l’arrivo del Giro d’Italia che sicuramente garantirà alla nostra cittadino un lancio sulle TV nazionali della sua immagine, e forse anche perché si vuol far passare una certa immagine, compaiono nella piazza centrale del paese appesi a decorare le strade sottane, mutandoni e vestiti d’epoca di vario genere, decorrono i sessanta anni da altro tipo di riprese.
Sulla fine dell’aprile 1965 e nei primi giorni di maggio dello stesso anno, Brindisi e alcuni paesi della sua provincia venivano interessati dalle riprese del documentario “Sotto il sole di Brindisi”.
Il lungometraggio “Sotto il sole di Brindisi” di Primo Assante, realizzato nel 1965
Ma facciamocelo raccontare direttamente dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 27 aprile 1965
IN PIENO SVOLGIMENTO LE RIPRESE
“Sotto il sole di Brindisi,, presto sugli schermi e in Tv
Brindisi, 26 aprile
Sono in pieno svolgimento le riprese del documentario a colori « Sotto il sole di Brindisi ». Si tratta di un lungo-metraggio che riporta le interessanti esperienze di un gruppo di turisti durante la sosta di un giorno a Brindisi e nel più suggestivi luoghi della provincia.

L’iniziativa è dell’E.P.T. di Brindisi e dell’E.N.I.T., in collaborazione con l’Azienda di Soggiorno e Turismo di Fasano, con le Associazioni Pro Loco e con le Amministrazioni di Ostuni, Cisternino e Ceglie Messapica, oltre che, naturalmente, di Brindisi. Questa la trama: un gruppo di turisti in transito da Brindisi, interessati da alcuni suggestivi aspetti storici e monumentali, decidono di restarvi una giornata, dedicandola alla scoperta e alla visita dei monumenti e delle bellezze naturali dell’intera zona
Della troupe, che sta già girando da alcuni giorni, fanno parte il produttore dott. Primo Assante, un giornalista napoletano (è anche l’autore dei dialoghi); il regista Ernesto De Rosa, che ha curato la sceneggiatura; e l’operatore Benito Dispoto, al quale è anche affidata la direzione della fotografia. Nei prossimi giorni saranno girate ie scene con alcuni noti cantanti fra cui Peppino di Capri e Valeria Poroni, e due giovani promesse: Mara Mari e Isabella Iannetti.
Il documentario sarà inserito net prossimi programmi della TV e, a cura dell’E.N.I.T., nei circuiti internazionali cinematografici.
Riprese poi conclusesi qualche giorno dopo, lo riferiva la Gazzetta del Mezzogiorno del 6 maggio 1965.
Sappiamo anche cosa si voleva ottenere dalla registrazione di questo documentario che molto probabilmente contiene il primo filmato noto girato a colori in cui sono visibili immagini della nostra Ceglie.
La Gazzetta del Mezzogiorno del 12 giugno 1965 scriveva
Domenica 20 la prima di
“Sotto il sole di Brindisi,,
Il lungometraggio, a colori, è stato realizzato in collaborazione da Enit ed Ept Brindisi, 11 giugno
Il sottosegretario alla Difesa on. Guadalupi e le autorità cittadine presenzieranno domenica 20 giugno, in un cinema cittadino alla « prima » del documentario a colori « Sotto il sole di Brindisi, realizzato in collaborazione tra l’ENIT e l’Ente provinciale per il Turismo di Brindisi.
Il lungometraggio, che mostra gli aspetti più suggestivi e caratteristici del Brindisino, sarà subito dopo immesso dallo stesso ENIT nei circuiti nazionali e internazionali.
In particolare, sarà proiettato a bordo delle navi-traghetto e di tutte le altre navi che svolgono servizio di collegamento tra Brindisi ed i porti della Grecia e del Medio-oriente. Tali finalità saranno illustrate, prima della proiezione, dal presidente dell’EPT di Brindisi dott. Rolandi.
Come si può leggere quindi il documentario era concepito come mezzo per far conoscere ai turisti che viaggiavano da e per il porto di Brindisi, la città e le bellezze del paesaggio dei paesi della provincia, cosa che si potrebbe benissimo applicare oggi al traffico croceristico, e come strumento per raccontare il territorio brindisino nei circuiti nazionali ed internazionali.
Il documentario fu poi trasmesso per la prima vota sulla rete nazionale il 26 dicembre 1965 alle ore 18,45 e replicato successivamente varie volte.
Una copia del documentario, lungo circa 20 minuti, è oggi conservata presso la biblioteca Ciaia di Fasano, oggetto di recente di un importante progetto di riqualificazione che ha dato tra i suoi frutti anche la riconversione del materiale cinematografico conservato su supporti magneti in dvd. Poi la disponibilità e la competenza del personale della biblioteca ha permesso una veloce e rapida consegna del filmato da cui è stato estratto il girato riguardante direttamente Ceglie.
Il documentario racconta appunto un tour tra Brindisi e i vari comuni di turisti stranieri scesi nel porto di Brindisi dalla nave Appia e che accompagnati da una guida di eccezione grazie a bus turistico scoprono le bellezze della provincia.
Il girato riguardante Ceglie presente nel documentario supera di poco il minuto, è possibile vedere un panorama di Ceglie dalla via di Ostuni, le grotte di Montevicoli di recente scoperta e tuttavia già famose, forse più famose allora di quanto lo siano oggi, periodo in cui vengono aperte poi chiuse poi riaperte e poi chiuse, e un trullo delle nostre campagne.
Il video si concentra principalmente sulle grotte che già 60 anni fa erano dotate del itinerario turistico e dell’illuminazione adatta a far scorgere al turista le meraviglie del sottosuolo, al sottosuolo di Ceglie e anche legata forse la frase più importante del documentario relativa alla nostra città. Ceglie è definita come il posto dove ogni metro di terra del suo sottosuolo farebbe la felicità degli archeologi, spero e che credo che sia opinione diffusa anche in altri che sia arrivata l’ora che l’amministrazione comunale si faccia promotrice, nelle aree ritenute più interessanti dagli archeologi, di una campagna di scavo scientifica che rimetta alla luce l’importanza storica di Ceglie e permetta alla cittadina di avere un nuovo slancio turistico nel settore storico-culturale e magari non si accontenti più di avere un finto museo che cela dietro di se quello che sulla carta in consiglio comunale è stato definito un deposito.