Messapi, e non solo: alle origini della storia

Le considerazioni che seguono sono essenzialmente dettate dal desiderio di proporre degli argomenti che siano di stimolo per animare un dibattito che possa contribuire ad arricchire le conoscenze sulle origini e sulla evoluzione  dell’antico sito di Ceglie Messapica. In mancanza di fonti letterarie specifiche  antecedenti al V secolo aC, il metodo di approccio è quello, andando anche a sconfinare nell’epica, di delineare i possibili accadimenti che hanno riguardato la nostra area,  cercando, seguendo un ragionamento che si sviluppa su un piano logico/storico, di contestualizzarli con i più importanti eventi che  hanno interessato il territorio pugliese e la vicina Grecia a partire dal XIII secolo aC.

In tutte le ricostruzioni storiche riguardanti il nostro sito, se ne fa risalire le origini ai Pelasgi un popolo pre-messapico, originario dell’area egea, a cui si attribuisce anche la paternità delle tecniche costruttive delle mura c.d. pelasgiche o ciclopiche. Mura di questo tipo sono tuttora visibili nei siti ove sorgevano le antiche città micenee di Argo, Micene e Tirinto, i cui mitici re sono tra gli eroi protagonisti dell’Iliade e della guerra contro Troia. Il ritorno in patria di questi personaggi, dopo 10 anni di guerra, è tragico.

E’ forse la rappresentazione mitica del declino della cività micenea?

Ulisse rivedrà Itaca dopo vent’anni di peregrinazioni; Agamennone verrà  ucciso, al suo rientro a Micene, in un agguato orchestrato dalla moglie fedifraga Clitennestra; Diomede, che con i suoi compagni reduci è costretto subito ad abbandonare Argo per non cadere vittima della congiura organizzata dalla moglie Egialea, si avventura per mare a cercare una nuova patria nelle terre bagnate dall’Adriatico.

Molti centri della Puglia conservano richiami proprio all’epopea di Diomede; fra questi le vicine città di Cisternino e Ostuni che, secondo la tradizione, sono state fondate dall’eroe eponimo Sturnoi,  uno dei compagni di Diomede con lui fuggito da Argo.

La rappresentazione della lotta di Diomede contro i messapi riportata nel noto vaso, potrebbe essere la rappresentazione mitica dello scontro delle popolazioni indigene di origine Micenea contro i nuovi invasori Messapi?

Ma oltre il mito, ci può essere qualche richiamo storico/archeologico che  possa consentirci di ipotizzare che l’antica Kailia abbia avuto influenze micenee?

L’epica e la storia non  hanno confini netti.

Ceglie Messapica, nei pressi del Municipio: struttura difensiva megalitica

Tirino, Micene ed Argo, le cui vestigia sono ancora visibili, sono città poste su colline cinte, a scopo difensivo, da mura possenti. La civiltà micenea che ha avuto, tra l’altro, importanti rapporti con quella minoica fiorita sull’isola di Creta, sembra scomparire subito dopo la Guerra di Troia del 1250 AC circa, si ritiene, a seguito dell’invasione da parte dei Dori, un popolo proveniente dall’antica Illiria, militarmente più potente in quanto avevano già in uso armi in ferro.

Recentemente, nei pressi del Municipio di Ceglie Messapica, a seguito di lavori di pulitura, e’ stato messa in luce una parte, lunga circa 50 mt, di una importante opera difensiva,  realizzata, a mezza costa rispetto allo sviluppo dell’altura,  con enormi massi di pietra calcarea non sbozzati, alcuni  di essi lunghi  anche un metro e mezzo ed alti un metro. Così come le mura micenee, anche quelle visibili a Ceglie, sono in qualche modo “saldate” agli affioramenti rocciosi preesistenti, in modo da rafforzare le difese naturali.

Ceglie Messapica, nei pressi del Municipio: elementi costitutivi della struttura difensiva megalitica
Ceglie Messapica , nei pressi del Municipio: elementi costitutivi della struttura difensiva megalitica

Un altro imponente tratto, lungo una quarantina di metri, di questa opera difensiva realizzata a protezione del primo nucleo abitato posto sulla sommità della collina, è ben visibile a pochi metri dai c.d. Cento Scaloni, l’antico camminamento che univa la zona pianeggiante con l’acropoli.

I due tratti, che seguono l’andamento altimetrico, sono interrotti dal belvedere del Monterrone realizzato nel XIX  che ha inglobato, probabilmente, un’altra cinquantina di metri della struttura.

Ceglie Messapica nei pressi dei Cento Scaloni – elementi costitutivi della struttura difensiva megalitica
Ceglie Messapica, circonvallazione nei pressi di via San Paolo della Croce

Le tecniche costruttive dei resti di quello che sembra un terrapieno difensivo, sono nettamente differenti rispetto a  quelle poste in essere dai messapi che utilizzavano elementi lapidei ben squadrati, ancora visibili in molte zone del territorio cegliese, che fanno parte di una cinta muraria che abbracciava un’area molto più estesa rispetto all’opera difensiva megalitica.

I Messapi possono ritenersi la sintesi, anche  linguistica, della sovrapposizione, su un substrato già esistente di matrice egeo-ellenica, di ulteriori popolazioni immigrate nel Salento e provenienti dai Balcani, nel IX – VIII secolo aC. E’ ormai possibile approfondire questo aspetto confrontando il Dna dei resti umani rinvenuti nelle tombe messapiche, con il Dna antico di analoghi resti rinvenuti nell’area orientale mediterranea, catalogato in banche dati universitarie.

In questa tavola è riportato l’andamento della struttura difensiva arcaica (in giallo) rispetto a quella messapica (in rosso) interpolando i tratti tuttora visibili 

Le attuali condizioni delle opere difensive pongono un altro importante tema: sono state interessate da attacchi ed assedi e se sì, come è altamente probabile, da parte di quale esercito e  in quale contesto?

Sono almeno 6 i grandi eventi storici che tra il V e il III secolo aC  hanno interessato la Puglia e, con tutta probabilità anche l’antica Kailia attesa sia la sua importanza che la sua posizione geografica baricentrica:

  1. lo scontro vittorioso dei messapi contro la spartana Taranto (473 aC), evento citato dallo storico Erodoto;
  1. partecipazione alla guerra del Peloponneso, lo scontro fra Sparta e Atene, con un contingente di 150 uomini fornito all’alleata Atene, per l’attacco a Siracusa (415 aC Tucidite);
  1. l’invasione della Messapia da parte di un esercito spartano chiamato da Taranto; lo scontro finale sotto le mura di Manduria vede la morte del re spartano Archidamo III (338 aC);
  1. le guerre pirriche (280 – 275 aC) che vedono questa volta i messapi alleati con Taranto nello scontro con Roma;
  1. la definitiva conquista romana del Salento nel 267 e 266 aC, all’esito del c.d. bellum sallentinum che vede impegnati, in due distinte campagne, i consoli Marco Atilio Regolo con Giulio Libone e l’anno successivo Fabio Pittore e Giunio Pera. Marco Atilio Regolo è divenuto particolarmente famoso per il suo ruolo, ancora come console, avuto nel corso della 1^ Guerra Punica; preso prigioniero dai cartaginesi, si oppose ad ogni trattativa di pace, venendo giustiziato (246 aC).

E’ altamente probabile che già nella 1^ guerra punica, contingenti messapi abbiano combattuto come ausiliari a fianco delle legioni romane; un riscontro indiretto ci perviene dalla circostanza che, nella 2^ guerra punica,  Quinto Ennio, padre della letteratura latina, nato nella messapica Rudiae nel 239 aC, combatte nelle fila romane in Sardegna ove conosce Catone il Censore che lo porta a Roma con sé (204 aC);

  1. la battaglia di Canne (216 aC) della 2^ guerra punica divenuta l’evento bellico più studiato della storia antica; nei pressi del fiume Ofanto, 8 legioni romane, vengono distrutte da Annibale che, benchè in notevole inferiorità numerica, attua una geniale manovra tattica di avvolgimento e annientamento. E’ da ritenere che a questa battaglia abbiano partecipato i messapi come alleati italici di Roma, inseriti nell’ala sinistra dello schieramento romano nei reparti di cavalleria agli ordini del console Terenzio Varrone, e nelle formazioni di ausiliari. Lo scrittore latino del 1^ secolo dC Silio Italico, vissuto circa due secoli dopo, nel poema storico Punica, nel libro VIII in cui elenca tutti gli alleati romani nella battaglia di Canne, riporta … Additur his calaber sallentinaeque cohortes necton Brundisium, quo desinit itala tellus…

Nulla si sa di come l’antica Kailia abbia attraversato queste cruente vicende. Uno spunto potrebbe derivare dalle recenti scoperte del vicino sito archeologico di Muro Tenente, in riferimento all’individuazione di proiettili di pietra per catapulte, punte di frecce e lance che si ritiene possano essere la testimonianza del feroce attacco posto in essere dai cartaginesi quando l’intera Apulia, dopo la vittoriosa battaglia di Canne, rimase alla loro mercè. Per evidente analogia è altamente probabile che anche Kailia, dopo Canne, non sia passata indenne al passaggio dei contingenti  punici, salvo che non si sia arresa senza combattere (c’è da dubitare), ma, in tal remoto caso, avrebbe subito comunque la successiva rappresaglia romana, di lì a qualche anno, al ripristino dello status quo.

Recentemente si è  avuta notizia che  nel corso degli scavi eseguiti in prossimità della cinta muraria della messapica Ugento, schieratasi con Annibale dopo la battaglia di Canne,  sono state rinvenute tracce del distruttivo assedio  condotto dalle legioni romane tra il 209 e il 207 aC.  Tali tracce archeologiche sono costituite prevalentemente da numerose ghiande missili utilizzate in battaglia dai frombolieri.

Alcune di tali  particolari “munizioni”, nel recente passato, sono state rinvenute casualmente anche nei pressi dei resti delle nostre mura ma, purtroppo, non sono state oggetto di alcun approfondimento.

Torre quadrata del castello ducale di Ceglie Messapica, sequenza di triglifi e metope

Analogamente la sequenza di metope e triglifi, riferibile ad una trabeazione dorica, incastonata nella parte mediana della torre quadrata del castello ducale, non è stata interessata ad alcuno studio. Questi elementi architettonici sembrano provenire da un tempio di stile dorico come quello dedicato alla dea Atena, ricordato da Virgilio nell’Eneide, le cui vestigia sono state recentemente rinvenute nella messapica Castrum Minervae.

Il culto messapico di Atena, avvalorerebbe ancor più la tesi che provengono dalla nostro sito  le monete raffiguranti la dea Atena galeata, la scritta Kailinon, e il trofeo d’armi utilizzato, quest’ultimo,  per decenni  come stemma del comune di Ceglie Messapico/a ed ancora oggi riportato sulla base dei lampioni della città e scolpito sull’ingresso dell’ex carcere mandamentale.

Domenico Biondi, Domenico Strada

Ceglie Messapica, maggio 2024

  • Messapi, e non solo: alle origini della storia (Domenico Biondi, Domenico Strada)