La scelta del nome pontificale adottato dal nuovo Pontefice non sarebbe legata a Leone XIII e alla sua enciclica sociale “Rerum novarum”. Secondo la lettura del professor Scatigna Minghetti bisogna andare indietro allo scisma del XVI secolo, ai contrasti tra Leone X e la Riforma protestante di Martin Lutero, agostiniano come Prevost. Un’interpretazione che celerebbe una missione compensativa e centralizzante del Cattolicesimo
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di Gaetano di Thiene Scatigna Minghetti
L’elezione del nuovo Pontefice Romano, Leone XIV, mi ha sollecitato alcuni interrogativi che, credo, possano “provocare” l’interesse anche di altri che siano attenti allo svolgimento della vita della Chiesa ed alle problematiche ad essa inerenti.
Com’è notorio, l’attuale successore di Pietro proviene dalle file dell’Ordine Religioso degli Agostiniani che, nel corso dei secoli, si sono divisi in molteplici Congregazioni, tra cui quella di Sassonia, dalla quale proveniva Martin Lutero (1483-1546), colui che con le 95 tesi, attaccate alla porta del duomo di Wittenberg, provocò l’eretico sconquasso della cosiddetta Riforma protestante, che così enorme danno arrecò al Cristianesimo sia dal punto di vista teologico che dalla visuale dell’amministrazione e dell’organigramma religioso, ecclesiastico e sociale.

Per questo, la scelta del nuovo Papa, sin dall’adozione del nome, Leone XIV, va letta nell’ottica di una sorta di compensazione e di lenimento della dilacerazione della ferita inferta da Lutero – e mai del tutto rimarginata e rielaborata nella Chiesa -, alla Cattolicità e al Pontefice dell’epoca che rispondeva al nome di Leone X (1513 – 1522), Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico (1448 – 1492) che definì il ribelle monaco tedesco “aper de silva” ossia “porco selvatico”.
E’ tutto ciò che ha stimolato il mio intelletto.
E’ il travaglio tormentoso che ha stravolto lo spirito religioso delle genti cristiane. E’ lo sconcerto delle coscienze che ha travolto, fin nelle più intime latebre, tutta intera una realtà che sonnecchiava pigramente ripiegata in sé stessa, ma da quell’avvenimento traumatico, non soltanto per la vita della Chiesa, si ottenne finalmente una salutare scossa per prendere coscienza del fatto che l’Istituzione abbisognasse di una urgente riforma – in capite et in membris -, per tornare ad essere missionaria, combattiva, persuasiva come era stata ai suoi albori.
E si ebbe, così, il Concilio di Trento (1545 – 1563)! Il quale, durante le proprie sessioni, ribadì fortemente, la dottrina della Chiesa, arginò la deriva protestantica delle popolazioni europee, ripropose come cardine essenziale della azione teologica e liturgica del mondo cattolico ed ecclesiastico, la centralità della Persona del Cristo, offuscata particolarmente dall’analfabetismo e dall’ignoranza del clero, dovuti alle gravi carenze nel suo reclutamento e nella molto lacunosa sua formazione dottrinaria e culturale.

Ora, Papa Leone XIV, agostiniano di formazione, con la propria elezione al Soglio di Pietro, viene a sanare quell’antica ferita chiamata Protestantesimo, in una sorta di risarcimento morale e storico di quel tremendo “vulnus” perpetrato ai danni della Chiesa di Cristo, che vide allontanarsi dal proprio materno seno la quasi maggioranza delle popolazioni tedesche per le malefiche ubbie di un oscuro monaco agostiniano in preda a convulsioni di un lavacro purificatorio.
La totalità delle riflessioni giornalistiche ha inteso accostare l’attuale Vicario di Cristo alla figura pastorale del suo immediato predecessore onomastico – Leone XIII. Gioiacchino Pecci (1878 – 1903) -, in riferimento alla sua enciclica “Rerum Novarum” (15.5.1891). Non è affatto così! Il Papa, da agostiniano di animo e di cultura, ha inteso rifarsi, al contrario, a quella dolorosa vicenda teologica della predestinazione, della grazia, delle opere, della transustanziazione e della consustanziazione, per ribadire la centralità dell’ortodossia della dottrina della Chiesa Romana, favorendo la realizzazione di quella unità delle Chiese Cristiane tanto auspicata nel corso del tempo. Nella persona del Cristo, Re e Signore. Come si è proposto di conseguire il suo Vicario in Terra: il Pontefice Sommo Leone XIV.