Il prestigioso riconoscimento letterario assegnato ad Antonio Galetta, giovane scrittore emergente, un nome da annotare. E’ il vincitore per la sezione Opera Prima. Il suo libro “Pietà” rompe gli schemi linguistici e analizza i comportamenti della cosiddetta classe politica in un paese del Sud. Entusiasta la giuria per un testo che già lo scorso anno aveva avuto la menzione speciale al Premio Calvino
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di Damiano Leo
Il giovane cegliese Antonio Galetta è il vincitore del prestigioso Premio “Campiello” Opera Prima 2025 con il suo romanzo d’esordio Pietà. Premiato per la qualità della scrittura e l’originalità della costruzione narrativa.

Il libro, pubblicato da Einaudi nel 2024, era già risultato finalista alla XXXVI edizione del Premio “Italo Calvino”, fondato a Torino nel 1985 e riservato agli scrittori esordienti inediti. Rassegna, quella del Premio “Calvino”, tra le più prestigiose e autorevoli del mondo letterario italiano.
Questo nuovo importante riconoscimento è stato annunciato nella mattinata di oggi, 30 maggio, nell’Aula Magna del Palazzo del Bo, sede storica dell’Università di Padova, nel corso della cerimonia ufficiale della sessantatreesima edizione del Premio “Campiello”.
Prestigiosa la giuria che ha riconosciuto al nostro giovane concittadino l’ambito riconoscimento: Rita Librandi, Liliana Rampello, Stefano Salis, Alessandro Beretta, Federico Bertoni, Daniela Brogi, Silvia Calandrelli, Daria Galateria, Lorenzo Tomasin e Roberto Vecchioni, tutti nomi autorevoli del panorama culturale italiano, coordinati dal presidente Giorgio Zanchini, giornalista, conduttore radiofonico, conduttore televisivo e noto saggista.

Antonio Galetta è nato a Ceglie Messapica nel 1998. Dottorando in Letteratura italiana presso l’Università di Pisa e Sorbone Universitè, scrive su riviste cartacee e online.
Chi avrà la ventura di avere tra le mani il libro di Galetta, e noi ci auguriamo siano in tanti, scoprirà che i partiti candidati all’amministrazione di un anonimo paesino del Sud hanno nomi strani: c’è l’usato sicuro del «Calderone degli uscenti e degli ex-oppositori», c’è «Casa dolce Casa» che vuole cambiare lo status quo, c’è la studiata vaghezza della «Delegazione locale di una Forza nazionale» e infine gli oratori xenofobi di «Contro-Riace». Tra queste armate Brancaleone, nei giorni frenetici della campagna elettorale si scatena una feroce e insieme sottile, senza esclusione di colpi, un gioco pericoloso in cui il bene pubblico si sfalda nel tornaconto privato.
In Pietà troverà scene grottesche, amori e tradimenti, una galleria di insospettabili cittadini con le loro vite e i loro garbugli. Un inventore visionario, una professoressa dall’odio razziale, un prete, una miriade di politicanti dotati di molti interessi ma poche idee … E poi troverà una storia in prima persona plurale, raccontata da un «noi» temerario che coincide con le voci di chi, in paese, decide di scendere in campo e schierarsi. Il risultato è un’analisi sul potere lucidissima e divertente, che indaga i meccanismi sottili della persuasione, racconta il valzer del compromesso, i tentacoli della criminalità, le sofisticazioni della cosa pubblica.
Antonio Galetta osserva l’infinitamente piccolo della provincia come se stesse guardando un diorama, un plastico, ma in realtà non fa altro che parlare di tutti noi, del nostro essere animali politici. Con un’urgenza commovente e con una lingua impegnata a cucire lo strappo fra le parole e le cose, Galetta ci partecipa nel mondo e del mondo ci dice che è grottesco, duro, cannibale, perverso, disperato; eppure, allo stesso tempo, la sua è una preghiera.
Particolarmente entusiasta la giuria nell’assegnare questo Premio e, tra l’altro, nella motivazione scrive: “La scrittura narrativa, non lineare ma ben coesa, e la lingua, che si caratterizza per l’inventiva lessicale e per l’alternanza dei registri dal comico al burocratico o dal grottesco al lirico, testimoniano un’interessante ricerca stilistica”.
Un plauso al giovane e talentuoso cegliese Antonio Galetta, con l’augurio che riscuota altri nuovi riconoscimenti.