21 Gennaio 2025

Un semestre in più per il sindaco

Il municipio di Ceglie Messapica
Il municipio di Ceglie Messapica

Il Viminale scioglie la riserva: i Comuni chiamati al voto nell’autunno del 2020, in piena emergenza Covid, torneranno alle urne nella primavera del 2026. Quali schieramenti saranno avvantaggiati dallo slittamento? Il centrodestra deve risolvere gli attriti interni, nel centrosinistra si dialoga per un’ampia coalizione

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di Luca Dipresa

Ora c’è la data certa. Le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale si svolgeranno nella primavera del 2026. E’ quanto stabilisce la circolare n. 83/2024 del Ministero dell’Interno che, nello specifico viene fissata una finestra temporale tra il 15 aprile e il 15 giugno. Così nei comuni, come Ceglie Messapica, dove si è votato nel secondo semestre del 2020, si tornerà alle urne nella primavera del 2026, mentre nei comuni che hanno votato nel secondo semestre del 2021, le elezioni sono fissate alla primavera 2027. A Ceglie si votò ad ottobre del 2020.

Uno slittamento, rispetto alla consuetudine (e alla legge) di votare in primavera, dovuta all’emergenza Covid. In questi giorni si parlava di un ritorno alla normalità e che le lezioni amministrative si sarebbero svolte nella prossima primavera. Ma così non sarà e si allunga di ulteriori sei mesi l’attuale consigliatura. Non si sa se anche le elezioni regionali verranno accorpate alle amministrative. La scorsa tornata comunali ed amministrative si svolsero in coincidenza.

Bisogna attendere per sapere se ci sarà l’abbinamento oppure no. I partiti, i movimenti che già iniziavano a mettersi in moto possono ora rallentare perché il tempo si allunga. E c’è già chi si pone la domanda: “a chi giova lo slittamento?”. A Ceglie è nota la situazione all’interno del centrodestra spaccato con Forza Italia e Lega all’opposizione del monocolore di Fratelli d’Italia. Ed è nota la frattura tra il sindaco Angelo Palmisano e il consigliere regionale Luigi Caroli. Una frattura che evidentemente crea non pochi problemi nel partito della premier Giorgia Meloni.

Nella normalità il sindaco uscente, alla prima legislatura, è il naturale candidato a proseguire. Nella normalità, cosa che non sembra così e Palmisano deve fare i conti non solo con Luigi Caroli che è anche il segretario provinciale di Fratelli d’Italia ma anche con Forza Italia e Lega. I due partiti, per bocca dei responsabili comunali, Giovanni Gianfreda e Pasquale Santoro hanno da tempo sottolineato come l’accordo con FdI ci potrà essere ma senza Angelo Palmisano. Ed ancora più netti hanno dichiarato che loro dialogano solo con Luigi Caroli. Insomma, una matassa piuttosto ingarbugliata.

C’è anche chi si dice convinto che alla fine l’intervento dei massimi livelli dei partiti del centrodestra metterà tutto a posto. E come? Mettendo da parte tutte le fibrillazioni e il candito sarà il sindaco uscente. Accetterebbero Forza Italia e Lega? E il segretario provinciale di Fratelli d’Italia? E chi mastica un po’ di politica sa che esiste il “mai dire mai” e che alla fine si raggiunga un accordo con un candidato fuori dalla mischia o se vogliamo dalle divisioni. Una sorte di compromesso, si dirà, “per il bene della coalizione e per non perdere le elezioni”. Vedremo se sarà così oppure no.

Il tempo c’è per riflettere su quale sarà il meglio per il centrodestra. Tempo pure che avvantaggia il centrosinistra. Qui la situazione appare – e diciamo appare – un po’ in alto mare. Ci sarà il campo largo? Non si commetterà l’errore delle scorse elezioni quando Pd e Radici d’Impegno andarono separati con un’altra fetta del Pd che si schierò al fianco della candita del civismo Giusy Resta? Si parlerebbe di un’intesa che si sta ritrovando tra Pd, Azione e Radici d’Impegno. Si parla anche di una coalizione che mette sul banco tre nomi possibili: Piero Piccoli, Isabella Vitale e Tommasino Gioia. Ma al momento sono voci non escludendo la ricerca di un esterno capace di creare unità ed empatia con l’elettorato.

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