7 Dicembre 2024

Lode a Jurlaro, custode della civiltà

Rosario Jurlaro, storico di Francavilla Fontana
Rosario Jurlaro, storico di Francavilla Fontana, recentemente scomparso

A pochi giorni dalla scomparsa dello storico di Francavilla Fontana, il ricordo commosso del professor Scatigna Minghetti: «Lui ha dimostrato come l’uomo del Mezzogiorno non è un “terraneo”»

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di Gaetano di Thiène Scatigna Minghetti

La scomparsa di Rosario Jurlaro. Ora che le prefiche si tacciono e i concitati clangori dei primi momenti ormai si sono acquietati, intendo rendere un omaggio, caro, affettuoso, senza fine, all’uomo e allo studioso. Innumeri volte, sono stato un ospite molto gradito nella sua settecentesca casa di via Pietro Palumbo in Francavilla Fontana, e un commensale di riguardo alla sua doviziosa tavola, alla quale sovrintendeva la consorte, Nunzia, profonda specialista nella scienza della gastronomia salentina. Tanto da aver lasciato irripetibili testimonianze editoriali sulla cucina e la preparazione di piatti “classici” caratterizzanti la storia della civilta’ artigiana e contadina dell’antica Terra d’Otranto.

Gaetano di Thiène Scatigna Minghetti

Jurlaro – juris lars = signore del diritto, con una chiara derivazione dalle lingue latina ed etrusca, nei propri studi antropologici e storici è riuscito a cogliere alla perfezione l’animus dell’uomo del sud più di tanti meridionalisti di mestiere che arzigogolano teorie e tesi d’accatto che approdano ad un sussiegoso nulla. Nella sua tetralogia, che ha inizio con “L’utile canna” per, via via, dipanarsi con “Continente masseria”, fame j famigghjj, fino a “La festa cresta”, Egli ha dimostrato come l’uomo del Mezzogiorno non è un “terraneo”, ossia un rozzo, un bruto, un barbaro: un terrore, in sostanza, come spregiativamente viene apostrofato, anche sulla scorta delle pseudodottrine dell’Ombroso; bensì  un “mediterraneo”, creatore di quella civiltà ellenica e latina che ha fornito e luce e bellezza e serenità e consapevolezza filosofica di se’ al mondo occidentale ed ai mondi allotrii che irradiano, fin nelle più intime latebre, coloro i quali alle acque della koine’ mediterranea intendono abbeverarsi per placare la propria sete di progresso e di armonia nel progresso.

Naturalmente, Rosario Jurlaro non ha mai espressamente esplicitato simili concetti nelle proprie analisi antropologiche. Essi si ricavano direttamente dai suoi scritti che vertono a focalizzare l’identità mediterranea dell’uomo del Sud in uno con le radici immarcescibili che ne vivificano l’esistenza quotidiana e la sua plurimillenaria storia.

Lo studioso Jurlaro ha colto, con avvertita intelligenza, non semplicemente tutto ciò. Ma anche tantissimo altro che il tempo e gli studiosi valideranno “sine ira et studio”, come è doveroso che avvenga per un autentico maestro di cultura qual è stato lo studioso di Francavilla Fontana, senza jato alcuno, durante la sua lunga, operosa, feconda esistenza. 

Dj ciokk ma djtt, tutt a mbrond’ lj tegnj scrjtt.

Cu ppenn i ccalamar’ pass annanz’ a llj nutar’.

Dove i notai incarnavano, in anni non molto remoti, il ruolo degli intellettuali di un tempo, come depositari del sapere superiore.

L’ultima volta che mi sono sentito con Rosario, è stato il 7 di ottobre scorso, festa memoriale della Vergine del Rosario, sua giornata onomastica. “Ti sei ricordato!”, mi ha detto. Non me ne sarei mai potuto dimenticare. Per tutta una serie di motivi: soprattutto, in quel giorno, ricorre l’anniversario della battaglia di Lepanto, vinta dalla flotta cristiana, comandata dal brillantissimo 24enne don Giovanni d’Austria, fratellastro del sovrano di Spagna, Filippo II, e figlio dell’imperatore Carlo V d’Asburgo. Una data, quella del 7 ottobre 1571, che ormai dev’essere sottaciuta; scorretta, offensiva per il politichese corrente, a causa dell’eunucheria buonistica che inquina, sempre di più, tutti i rapporti religiosi e sociali dell’esperienza quotidiana. Nel chiudere la breve telefonata del 7 ottobre scorso, con Rosario,  mi ero ripromesso di richiamarlo a breve. Ma la parca, come un tempo ci si esprimeva, è stata più lesta di me, del mio proposito. Ora, Egli è un ricordo. Caro, sì, ma sempre e solo un ricordo. E un rimpianto.

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