Fino al VII secolo il territorio salentino era conosciuto come Kalabria, nome che potrebbe indicare un territorio di “pietra scavata dall’acqua”. C’è qualche assonanza con l’antica Kailia? Uno studio di Francesco Lopez, direttore di ricerca in Storia della Scienza all’università di Pisa, apre la discussione
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di Domenico Strada

Per noi eredi eredi dei “Messapi”, è di particolare interesse il recente studio di Francesco Lopez, dottore di ricerca in Storia della Scienza presso l’Università di Pisa, dal titolo “The historical landscape of ancient Kalabria – balkan and aegean linguistic influences”, che si può tradurre in “Il panorama storico dell’antica Kalabria – influenze linguistiche balcaniche ed egee”.
In sintesi l’autore spiega come con i “coronimi” Kalabria e Messapia, almeno a partire dal III secolo a.C., veniva indicata la stessa regione corrispondente all’attuale Salento. Solo nel VII secolo d.C., i bizantini estesero la denominazione di Calabria anche a quella che fino ad allora era stato il Brutium.

Secondo gli studiosi di linguistica la radice indoeuropea Kar-Kal ha il significato di pietra scavata dall’acqua, mentre il suffisso Bria-Uria ha quello di terra o regione; per cui Kalabria potrebbe indicare un’area ricca di pietre scavate. Per il dottor Lopez resta aperta la questione se il “coronimo” di Kalabria sia di origine indigena, balcanico-illirica ovvero di matrice minoico-micenea. E’ suggestiva l’assonanza della radice di Kailia con quella di Kalabria; e se pure l’antico nome della nostra città avesse una origine connessa alla natura pietrosa e carsica del nostro territorio?
Lo poniamo come argomento di approfondimento per studiosi di linguistica indo-europea e di storia antica.