Come vestivamo: dalle foto di ignoti fotografi le abitudini e i costumi dei ragazzi che volevano essere protagonisti del Paese da ricostruire
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di Domenico STRADA e Domenico BIONDI
Frugare fra le raccolte di vecchie fotografie, è una attività che produce sempre piacevoli sorprese; sono capitate fra le mani immagini, scattate peraltro da bravissimi ma ignoti fotografi, che hanno sapientemente fissato degli attimi della Ceglie degli anni ’50.
Tre giovani con atteggiamento spavaldo passeggiano con i loro abiti della festa, apparentemente incuranti di quello che avviene loro intorno. Si intravedono persone indaffarate, il sole è alle loro spalle; come è ancora oggi in uso a Ceglie, uno di loro ha sottobraccio l’amico e l’altra mano in tasca.
L’imprenditrice del settore tessile confezioniero Rosamaria Vinci di Martina Franca, a cui è stato richiesto una descrizione tecnica dei tre abiti, ha gentilmente fornito gli elementi di approfondimento che seguono:
“Si tratta di abiti di taglio molto attuale per proporzioni, realizzati con lane cardate e poco ritorte così come permettevano le attrezzature tessili a quel tempo. Nella prima giacca a sinistra i rever sono a lancia alta e di linea diritta sparata non curvilinea con spezzatura al secondo bottone con opzione anche al primo. I pantaloni di taglio americano di linea confortevole e morbida, probabilmente con una o più pences, hanno vita alta e risvolti sulle calzature, ovviamente anch’esse di fattura artigianale, abbastanza massicce e solide. La seconda giacca è con rever classico, tre bottoni, con abbottonatura al secondo con opzione al primo, di linea accostata come la prima. Per quanto riguarda il cappotto di lunghezza midi, la linea si ammorbidisce e le spalle si allargano per permettere di indossare prima la giacca”.
“Abbottonatura due petti abbondanti con gemelli al petto e rever lancia di linea secca. Realizzato con lana cardata probabilmente rifinita a beaver. Le tasche per tutti e tre i capispalla sono a due filetti e non compaiono pattine. I tre outfit – sottolinea Rosamaria Vinci – sono completati da camicie dal collo italiano e cravatte sottili con nodo piccolo ad un solo giro. I cappelli modello Borsalino, presumibilmente di feltro, indossati in maniera differente. Il primo a destra alla maniera di Humprey Bogart: inclinato sulle ventitrè e la falda abbassata sulla fronte poggiato ad un cm sull’orecchio. Al centro, a metà fronte con la falda alzata e a sinistra poggiato sull’attaccatura dei capelli, falda alzata che lascia scoperta tutta la fronte. I nostri tre ragazzi vestivano in maniera classica e a tutt’oggi abbastanza attuale secondo le regole del bespoke tailoring, con interni cuciti a mano e senza supporti tecnici, probabilmente con rifinitura con punto a mano per – conclude – rinforzare le cuciture e rendere gradevole l’aspetto del manufatto”.
Non poteva mancare anche un esempio di abbigliamento sportivo da dolce vita cegliese.
Il ragazzo immortalato nella foto è in piazza Sant’Antonio nei pressi del distributore di carburanti Shell, sicuro a bordo della Vespa 125 Hoffmann doppia sella, indossa un maglioncino scuro, un paio di pantaloni un po’ sdruciti, e soprattutto un paio di occhiali da sole a foggia tonda trovati chissà dove.
La descrizione atecnica è del figlio.
Ceglie Messapica 12 giugno 2024